Evoluzione del diritto di famiglia
I cambiamenti della famiglia hanno reso necessario il cambiamento anche a livello legislativo delle norme che la riguardano, l’ordinamento giuridico, infatti, si è dovuto adeguare ai cambiamenti che la società intera stava vivendo, al mutamento dei comportamenti e dei valori socialmente condivisi della popolazione, soprattutto nel maggior rispetto dei principi costituzionali.
Da un punto di vista legislativo diverse sono le leggi che hanno contribuito alla trasformazione della famiglia.
Tra le più importanti abbiamo:
- la Legge sul divorzio 1970 ha sancito la possibilità ed il diritto di sciogliere il matrimonio qualora venga a mancare la comunione spirituale e materiale tra i coniugi;
- la Riforma integrale del diritto di famiglia del 1975 che ha stabilito la parità tra i coniugi sia nei loro rapporti interpersonali che nei confronti dei figli; che tra le modifiche sostanziali che ha apportato, vi è l’abolizione della figura del capofamiglia (che ha significato un notevole cambiamento della posizione della donna in direzione della parità di ruolo), il passaggio dalla potestà maritale all’eguaglianza tra i coniugi (potestà condivisa) e la formalizzazione delle conseguenze del divorzio tra coniugi;
- la Legge sull’interruzione volontaria di gravidanza del 1978.
In generale a fronte dei cambiamenti della società è quindi possibile parlare di “famiglie” anziché “famiglia” sottolineando che il termine “nuove famiglie” indica non tanto e non solo la nascita i nuovi modelli familiari ma piuttosto tipologie familiari che rispetto al passato si differenziano per i presupposti che le pongono in essere e per le esigenze che sono chiamate a soddisfare. In Italia le unioni civili, che comprendono varie forme di convivenza di coppia sono regolamentate dalla legge n.76 del 20 maggio 2016. Sempre più coppie decidono di unirsi in matrimonio solo davanti allo stato, per cui contrariamente al passato non esiste quasi più la sequenza matrimonio civile e matrimonio religioso; altre decidono di non contrarre affatto matrimonio ma semplicemente di convivere. Si diffondono così sempre di più le “coppie di fatto”, con gli stessi diritti legali delle coppie sposate.
Dai dati ISTAT, emerge che nel 2019 sono stati celebrati in Italia n. 184.088 matrimoni, circa 11.690 in meno rispetto all’anno precedente (-6,0%). Il calo riguarda soprattutto i primi matrimoni. Scendono anche le seconde nozze o successive (-2,5%) ma aumenta la loro incidenza sul totale: ogni 5 celebrazioni almeno uno sposo è alle seconde nozze. Il calo dei primi matrimoni è da mettere in relazione in parte con la progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio) che sono più che quadruplicate dal 1998-1999 al 2018-2019, passando da circa 340 mila a 1 milione 370 mila. L’incremento dipende prevalentemente dalla crescita delle libere unioni di celibi e nubili.
Va rilevato infatti che prosegue la tendenza a sposarsi sempre più tardi: gli sposi al primo matrimonio hanno in media 38.66 anni e le spose 34.35.
I divorzi diminuiscono leggermente (85.349, -13,9% rispetto al 2016, anno di massimo relativo) dopo il boom dovuto agli effetti delle norme introdotte nel 2014 e nel 2015 che hanno semplificato e velocizzato le procedure.
Pressoché stabili le separazioni (97.474).
L’aumento dell’instabilità coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie ricostituite composte da almeno una persona che ha vissuto una precedente esperienza matrimoniale, generando nuove tipologie familiari. Nel 2019, il 20,6% dei matrimoni riguarda almeno uno sposo alle seconde nozze (o successive) (13,8% nel 2008). L’evidente aumento - soprattutto nel biennio 2015-2016 - deriva in misura significativa dall’introduzione del divorzio breve; il valore registrato nel 2019 (37.938), invece, è del tutto in linea con quello dei due anni precedenti, ipotizzando quindi una sostanziale stabilizzazione della quota di secondi matrimoni (1)
1- Report matrimoni unioni civili separazioni divorzi, anno 2019 - ISTAT