La mediazione familiare in carcere
Il percorso di mediazione familiare in carcere è attivato dal coniuge o compagno/a del detenuto oppure su segnalazione di operatori interni agli istituti di pena (educatori, assistenti sociali o volontari) che, conoscendo i detenuti e le loro situazioni familiari, effettuano una valutazione del bisogno e segnalano il caso al mediatore.
Tendenzialmente si dà priorità di mediazione ai detenuti in fine pena o che stanno per accedere a misure alternative e che sono dunque in procinto di rientrare nel contesto familiare o quanto meno sul territorio.
I destinatari della mediazione possono essere:
- detenuti definitivi
- detenuti che usufruiscono già di misure alternative al carcere
- detenuti prossimi al fine pena o alle misure alternative
- ex-detenuti
- familiari di detenuti
La mediazione prevede alcuni incontri individuali di consulenza (da 1 a 3) con il detenuto ancora all’interno del carcere e con i familiari interessati al percorso di mediazione; e successivamente l’inizio del vero e proprio percorso di mediazione (da 3 a 12 incontri).
Preparare, supportare ed accompagnare la persona in un rientro nel contesto familiare tenendo conto delle reali esigenze, delle preoccupazioni espresse dal detenuto e dai suoi familiari, attenuando le potenziali conflittualità del modificato assetto relazionale, affettivo, economico ed abitativo, con particolare attenzione a contesti familiari già intrinsecamente multi-problematici.
Proporre percorsi di mediazione familiare in contesti nei quali sia necessario negoziare un nuovo ordine familiare e rinnovati rapporti tra i componenti.
Favorire il detenuto nella relazione coi familiari e sostenerlo nel ristabilire il proprio specifico ruolo familiare (genitore, figlio, coniuge, fratello).
Sostenere il detenuto nella fase del rientro in famiglia, prevalentemente dal punto di vista affettivo e relazionale dopo anni di allontanamento.